Avrai probabilmente sentito parlare di mindfulness, e sicuramente di meditazione. Oggi molte persone la praticano, ma esattamente la mindfulness cos’è? Potremmo riassumere in “allenamento dell’attenzione”, degli esercizi per imparare ad incanalare la nostra attenzione nella direzione giusta.
La mindfulness si pratica dai tempi dei tempi, ma solo negli ultimi anni sta interessando un pubblico sempre più ampio. Forse perché l’essere umano sente ora più che mai l’esigenza di rientrare in connessione con se stesso, nel momento in cui la sua vita, la nostra vita, è più frenetica che mai. Alla frivolezza delle nostre molte azioni quotidiane vogliamo contrapporre un’attenzione a noi stessi, delle azioni consapevoli rivolte al nostro Io.
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A cosa serve la mindfulness?
La mindfulness viene applicata per “curare” molte condizioni negative, da problemi fisici come il dolore cronico al malessere psicologico, come la depressione o l’ansia. Ma sicuramente offre dei benefici anche a chi non ha situazioni così estreme, magari a chi vuole semplicemente aumentare la propria concentrazione, la creatività, la produttività, l’armonia con se stesso.
Riassumendo possiamo dire che la mindfulness offre benefici in questi ambiti:
- migliora le funzioni del cervello: miglioramento del funzionamento esecutivo, cambiamenti strutturali e funzioni nel cervello, miglioramento della circolazione sanguigna e possibile prevenzione della demenza, neurogenesi (incremento della capacità del cervello di generare nuove cellule cerebrali);
- migliora il quadro di salute generale: aumenta la capacità di gestione del dolore, conferisce un maggiore controllo dei sintomi, aiuta a fronteggiare meglio le malattie, conferisce benefici metabolici, corregge alterazioni ormonali e cambiamenti nella funzione e nella riparazione genetica;
- migliora la salute mentale: previene le ricadute della depressione, migliora l’ansia, il disturbo di panico, lo stress, la regolazione emotiva e promuove l’intelligenza emotiva, migliora la qualità del sonno, i disturbi della personalità e le dipendenze;
- migliora la sfera spirituale: aumenta la pace interiore, le percezioni, la tolleranza, la comprensione verso gli altri e verso se stessi;
- migliora le prestazioni: nello sport, nello studio, nel lavoro, nella comunicazione.
A proposito dell’ultimo punto volevamo aprire una parentesi. La meditazione sta da qualche anno trovando accoglimento anche nel campo della comunicazioni, tant’è che i corsi più rinomati includono sessioni dedicate all’argomento, per imparare a comunicare efficacemente grazie anche all’uso della mindfulness. Uno di questi corsi è il corso proposto da The Pyramid dal titolo “Comunicare efficacemente: consapevolezza e azione” che affronta il mondo della comunicazione passando per il Coaching, la PNL, l’Analisi Transazionale e la Mindfulness.
A proposito puoi leggere gli articoli:
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Programmazione neuro linguistica: cos’è e a cosa serve la PNL?
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Analisi transazionale e comunicazione: come applicarla nel coaching?
Ma com’è nata la pratica della mindfulness?
Sebbene si associ la meditazione all’oriente, è l’occidente che ha dato il via alla contemplazione e alla ricerca della pace interiore. Fu infatti Maharishi Mahesh Yogi ad introdutte in California la meditazione trascendentale, alla fine degli anni cinquanta. La meditazione divenne in fretta un fenomeno di tendenza nella cultura giovanile degli anni Sessanta, con forti carenze di quel senso esistenziale profondo. La storia forse si ripete?
Negli anni settanta Herbert Benson avviò, all’Università di Harvard, le prime ricerche sul fenomeno della meditazione che stava facendo così tanto scalpore. Benson si accorse di quanto la meditazione producesse una risposta contraria a quella dello stress, e introdusse l’espressione “risposta di rilassamento” nel libro divenuto presto un best seller, “The relaxation response” (Benson, 1975).
Come si pratica la mindfulness?
Spesso si pensa alla mindfulness come ad una serie di esercizi che mirano al rilassamento: in realtà è una pratica di allenamento dell’attenzione, e il rilassamento altro non è che una conseguenza, un piacevole effetto collaterale.
Chi si avvicina per la prima volta alla meditazione di solito inizia con un esercizio da ripetere due volte al giorno, ognuno della durata di 5 minuti. Poco per volta i minuti possono essere aumentati, a scatti di 5 fino ad arrivare anche ad esercizi di 30 minuti o oltre, a seconda della motivazione e/o del tempo a disposizione. Se si vuole intervenite in maniera significativa su problemi di dolore cronico o depressione l’ideale sarebbero esercizi della durata di 20 minuti per due volte al giorno.
La posizione migliore è quella seduta, perché da sdraiati è molto facile che venga a farci visita Morfeo! Alcune persone si trovano bene a praticare la mindfulness ad occhi aperti, ma con gli occhi chiusi solitamente si riesce in maniera più semplice ad entrare in connessione con se stessi, ascoltandosi e mettendo in comunicazione tutti i sensi tra loro.
Esercizi di mindfulness
Gli esercizi più praticati sono quelli di “consapevolezza”, tra i quali la scansione del corpo, l’attenzione al respiro e l’ascolto consapevole. Oggi parleremo di uno degli esercizi migliori per cominciare, e non a caso è utilizzato per la cura della depressione e del dolore cronico: l’esercizio della scansione del corpo (o body scan). Questo esercizio fa in modo che si prenda consapevolezza di ogni parte del corpo, che la si osservi senza giudizio. Si scansiona il corpo, appunto, prendendo atto di quello che succede, delle sensazioni. Vi lasciamo di seguito un video utilissimo, una voce che vi guiderà durante i vostri primi esercizi, poi riuscirete anche a farne a meno.
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